"Il mondo delle danze greche è il luogo delle mescolanze, degli intrecci, degli incontri; almeno per me, che greca non sono, e che nell'avvicinarmi ai passi ho scoperto come il ballo possa essere un testimone insospettato del tempo che scorre, quando in esso tradizione e contemporaneità si trovano a disegnare il volto di chi in ogni "oggi" danza; ballare quando non è fare arte né spettacolo ma un elemento di identità sopravvissuto all'occidentalizzazione, allora per noi, amanti non solo della Grecia di Pericle, può essere una deliziosa via di conoscenza.

Non penso solo a quei minuscoli fazzoletti di terra, luoghi un po' mitici, dove ancora si può assaporare la tradizione più autentica, quella che ancora ha il sapore del passato, di un tempo che appartiene alla memoria ma non sempre alla vita; ma a tutta la Grecia che festeggia, canta, danza e che, forse un po' irrispettosamente, attinge al pozzo di quella stessa tradizione, trasformandola, ricomponendola in nuove forme, come è pur naturale che sia quando si permette a qualcosa di continuare a vivere, ma non in un museo, nella quotidianità.

Così lo tsamiko ci può parlare dei Kléftes, quelli di un tempo ma anche quelli di oggi, che più che rivoluzionari briganti sono atletici ballerini; e lo zeibékiko dei rebétes e dei loro moderni epigoni, un po' più esibizionisti ed un po' meno emarginati; o ancora gli "altri" balli, quelli che non sono mai usciti dal loro paese, quelli che sembrano immutabili ed immutati; quelli i cui passi, lo stile di chi li esegue ed il loro abito ci danno gli indizi necessari per cominciare a scoprire la storia di quel luogo; ma ciò è dato per lo più ai ricercatori, agli studiosi, agli appassionati ed a qualche audace turista che vi ci capita per un fortunato caso. Ma come ho detto i greci sono un popolo di danzatori, talvolta ignari continuatori della tradizione, solo a noi ora spetta la voglia di capire, ricostruire, indagare procedendo a passi di danza..."